LA CAMERA OSCURA
Le prime origini della fotografia sono legate alla cosiddetta camera oscura , parte importante nella macchina fotografica e parlando di fotografia non si può non raccontare questo punto di partenza, che è alla base della macchina fotografica.
Ma prima ancora, partiamo dal presupposto che tutto nasce dall’ esigenza dell’ uomo sin dall’ antichità di ricopiare la realtà , questo per svariati motivi, ma nel corso della storia umana questa esigenza è sempre stata presente, come i graffiti nelle caverne che raffiguravano animali, scene, utensili e altro; quindi per svariati motivi nel corso della nostra storia si è sempre cercato di immortalare gli attimi della nostra vita . Il principio della camera oscura è molto antico, alcuni addirittura ipotizzano che l uomo primitivo potè osservare il fenomeno ottico della luce passando attraverso un foro delle pelli che coprivano la caverna , riproducendo l’ immagine al contrario sulle pareti , un esempio è raffigurato nelle grotte di Lascaux in Francia , si vede infatti un cavallo capovolto ; questa tesi però presenta delle incoerenze dato dal fatto che il soggetto forse è in realtà caduto a terra , per la raffigurarzione delle orecchie all indietro, e non per effetto della luce.

Pertanto le ipotesi e le storie sulla camera oscura possiamo dire che partono da lontano, il concetto lo si ritrova anche nell opera del filosofo cinese Mo-Ti del V sec. a.c. , dove descrive un immagine capovolta in una camera buia, creata dall effetto dei raggi solari che fluiscono attraverso un’ apertura . Passano pochi decenni per ritrovare lo stesso principio descritto in un opera di Aristotele risalente al IV sec. a.c. , dove descrive di essere riuscito a vedere un’ eclisse di sole raffigurata su una parete di una stanza buia.

Passeranno mille anni prima di arrivare al filosofo, matematico e astronomo arabo Alhazen e al suo trattato di ottica, dove descriverà dettagliatamente il fenomeno ottico dell’immagine capovolta e della camera oscura. Il nome “camera oscura ” lo ritroviamo per la prima volta nell’opera ” Il seguito del Vitellione ” di Giovanni Keplero per indicare proprio una stanza o una scatola buia con un piccolo foro, detto stenopeico dal greco stenòs, stretto, e opé, foro. Attraverso questo foro i raggi solari dei soggetti illuminati si incrociavano e davano origine all’immagine capovolta sulla parete opposta, più il foro era stretto più l’immagine era nitida ma meno luminosa. Anche l’astronomo francese Guglielmo di Saint-Cloud utilizza la camera oscura per le sue ricerche , come lo studio della posizione del sole, della luna e degli altri pianeti. Nel 1515 Leonardo Da Vinci paragona la camera oscura all’occhio umano definendola appunto occhio artificiale, spiegando attraverso il principio della camera oscura vari fenomeni ottici, come il capovolgimento dell immagine, simile al sovvertimento che avveniva nell’ occhio umano.La camera oscura in quegli anni venne utilizzata oltre che da studiosi e scienziati anche da artisti, utilizzando l’immagine capovolta sulla parete come riferimento per realizzare i loro disegni e dipinti; infatti si potevano copiare fedelmente dei dipinti su un foglio appeso alla parete. Con il passare del tempo quindi si inizio a cercare mezzi che migliorassero l’immagine proiettata, nel 1550 Girolamo Cardano ottenne questo, ponendo una lente convessa davanti al foro della camera oscura, rendendo l’immagine più nitida e dando inizio all’utilizzo dei primi mezzi lenticolari e alla prima forma di obbiettivo. Pochi anni dopo , nell’opera Magia Naturalis di Giovanbattista della Porta, si parla di un apparecchio con lente e specchio per riflettere l’immagine raddrizzata sul piano orizzontale superiore. Siamo davanti al principio della reflex. Con gli anni la camera oscura veniva sempre più riveduta e perfezionata, Keplero utilizzava una tenda per spostarsi e fare rilievi topografici, bisogna aspettare il 1685 per una camera oscura portatile creata dall’inventore tedesco Johann Zahn ,ovvero una camera oscura reflex, di piccole dimensioni da poter essere portata in giro da artisti e tenici con al suo interno uno specchio posto a 45° che consentiva di raddrizzare l’immagine sul vetro smerigliato, dove appoggiando un foglio si potevano riprodurre i paesaggi ripresi. Dunque siamo al raggiungimento di una certa perfezione nella proiezione delle immagini ma non ancora alla possibilità di fissarle automaticamente su un foglio. Si inizierà pertanto negli anni avvenire al raggiungimento di questo obbiettivo.
