La Yashica
La Yashica
Dopo la nascita’ delle biottiche reflex Rolleiflex e dopo il grande successo ottenuto in quegli anni a queste si susseguirono altre biottiche, alcune di elevata qualità come la Minolta e altre come la Yaschica MAT 124 G e MAT LN. Sia la Minolta che la Yashica possiamo considerarle come le uniche
in grado di tener testa alle mitiche rollei. La Yashica MAT LM è considerata quella di maggior prestigio delle biottiche Yashica. E’ una macchina realizzata in metallo molto solida e imponente. I comandi sono disposti in maniera comoda per permettere un utilizzo semplice e veloce.
Al centro dei due obiettivi sono poste le due rotelline che servono per regolare tempi e diaframmi. L’obiettivo e’ con lente a tre elementi Yashinon con una focale di 80mm, diaframma e iride con apertura da f-3.5 a f. 22. Esposimetro con cellula al selenio, quindi non necessita di batterie. Inquadratura con mirino a pozzetto e con mirino sportivo. Messa a fuoco di tipo TTL su vetro smerigliato. Un altro modello della casa Yashica è la MAT 124 G, l’ultima prodotta dalla casa giapponese tra il 1970 e il 1986, come tutte le biottiche è dotata di due obiettivi: quello superiore che rimanda l’immagine al vetro smerigliato e’ un Yashinon da 80 mm che viene usato per la visione, quello inferiore e’sempre un Yashinon f-/ 3.5 con una focale di 80mm, questo viene invece utilizzato per la ripresa, ed è una perfetta clonazione del Tessar, se non fosse per il contrasto di qualità inferiore, cosi’ come un trattamento antiriflesso inferiore che va a creare dei flare in controluce. La macchina e’ abbastanza leggera pesa infatti 1 kg circa ed è completamente in latta, ma molto robusta e ben fatta in ogni dettaglio. Nella macchina è possibile montare sia una pellicola 120 mm 6×6, scattando 12 fotogrammi che una pellicola 220mm sempre 6×6 per 24 fotogrammi.
Vediamo com’è formata un po’ piu’ nel particolare. Possiamo dire che e’ abbastanza simile alla Matt LM se non per qualche differenza; la parte superiore è composta dal mirino a pozzetto con lente d’ingrandimento per controllare al meglio la messa a fuoco, anche qui è presente il mirino sportivo, esattamente come l altra biottica della casa Yashica. Sempre nella parte superiore troviamo due finestrelle,
dalle quali è possibile leggere sia l’esposizione corretta data dalla lettura dell’esposimetro, e sia l’ ISO selezionata che va da 25 a 400. Nella parte inferiore è presente una rondella che permette di accedere all’ la pellicola, dal centro della rondella l’attacco per il treppiedi.
La parte frontale e’ e costituita dai due obiettivi Yashinon con ai lati le due rotelle, dalla cui rotazione è possibile regolare tempi e diaframma, in basso a sinistra si trova il per la scatto, con possibilità’ di bloccarlo e la filettatura per uno scatto remoto..
Al di sopra della scritta MAT 124 g. c’è l’esposimetro, funzionante con batteria.
Nella zona laterale destra abbiamo una levetta
l’avanzamento della pellicola e il conte pose visibile in alto nell’estremità destra.
La facciata sinistra è composta da una manopola per la messa a fuoco manuale, visibile anche dal movimento in avanti e indietro del corpo macchina frontale. Le due rotelle poste all’ estremità del lato sinistro, accanto alla manopola della messa a fuoco, servono per l’inserimento dei rocchetti della pellicola. In fondo a destra invece è possibile inserire la pila il funzionamento dell’esposimetro.
CARATTERISTICHE:
-tipo fotocamera = Medio fermato TRL
-Messa a fuoco = manuale
-Mirino = a pozzetto
-Esposimetro = si
-Sensibilità = 25-400
-otturatore = centrale e lamella
-Tempi meccanici = POSA N ( da 1 sec.
a 1/500) posa B
-Flash = si
– Autoscatto = si
-Avanzamento pellicola: manuale
-Formati = 12 pose o 24 pose (6X6)
-Dimensioni = 14, 8 × 10,1 × 7,7cm
-Peso = 1100 kg
La Rolleiflex
La Rolleiflex
Il nome Rolleiflex è spesso usato per riferirsi alle fotocamere biottiche
reflex tedesche TLR (Twin Lens Reflex) prodotte a partire dal 1928. L’ idea
della Rolleiflex nacque da due ex dipendenti della Voigtlander: Paul Franke e Reinhold Heidecke, i due interpretano la richiesta già presente nel mercato dal 1800, ovvero creare una fotocamera con due obiettivi, uno per le riprese e l’altro per la composizione dell’inquadratura, per evitare il continuo scambio tra portalastre e vetro smerigliato. La biottica infatti già esisteva nell’800 ma era poca pratica nell’utilizzo, e nonostante la pubblicità non riuscì a decollare. Erano per lo più fotocamere da studio con il soffietto anche se non mancarono quelle portatili, ma pur sempre ingombranti e scomode da portare dietro. Le dimensioni perciò diminuivano sempre di più fino ad arrivare alla nascita nel 1928 della Rolleiflex ad opera dei due ex dipendenti tedeschi, che unirono nella stessa fotocamera qualità e praticità. La nascita della Rolleiflex è legata alla loro prima macchina la Heidoscop, una fotocamera che riprendeva alcune caratteristiche della Stereflekstoskap della Voigtlander, costituita da tre obiettivi, due per la ripresa e uno per la visione.
La Heindoscop quindi era una stereoscopica dotata di tre ottiche.
Quando poi le venne applicato il rullo
per pellicola nacque la Rolleidoscop
(1926), poi si arrivò nel 1928 alla
Rolleiflex, che fu l’unione della
Stereflek e della Heidoscop-
Da tre le ottiche divennero due, l’impostazione in verticale fu un’altra nuova caratteristica di questa biottica. Venne recuperato anche il sistema
di messa a fuoco a cassette scorrevoli della Stereflek. Quindi da questo connubio nacque una delle fotocamere piu’ apprezzate e ricercate ancora adesso. Nel 1928 il successo fu’ immediato sia tra i professionisti che tra gli amatoriali, per più di 30 anni fù la fotocamera dei fotografi da cerimonia. L’ impercettibilita’ dello scatto, la velocità della manovella, e la robustezza la resero una macchina fotografica molto imitata come ad esempio la Yashica una delle migliori imitazioni. Non solo venne molto usata come fatocamera da reportage, la silenziosità la rendeva uno strumento ideale per le foto da strada. La pellicola usata poi nel formato 6 X 6 la rendeva molto amata dai professionisti per la qualità della stampa degli ingrandimenti.
Vediamo tecnicamente com’ è fatta
La prima cosa che vediamo è il mirino a pozzetto, grande quanto il fotogramma stesso, quindi una composizione dell’inquadratura facile e comoda. Si vedono anche i due obiettivi, il soggetto viene osservato sul vetro smerigliato. Diaframmi e tempi vengono gestiti da due manopole poste al centro tra i due obiettivi, sul lato destro una levetta provvede contemporaneamente al ripristino dell’otturatore e avanzamento pellicola, mentre il bottone posto sul lato sinistro serve per la messa a fuoco.
Questo modello della Rolleiflex venne prodotto per quarant’anni in vari prototipi. Ecco alcuni modelli nella foto in basso


